Nel mondo dei sogni magici, si racconta
di una piccola fata portatrice della lanterna delle lucciole ammiccanti.
La fatina si chiamava Alizaar e aveva ricevuto l'incarico di lanciare nel cielo le lucciole volontarie.
I piccoli e magici insetti si erano
offerti sin dalla nascita a illuminare i sentieri bui della notte alla fatina.
Il compito che le era stato affidato era quello di cogliere il pianto che ogni neonato emette alla sua nascita. Al
primissimo vagito, doveva essere lesta a prelevare una lucciola magica dalla
lanterna e lanciarla nel cielo, affinché l’insetto si potesse trasformare in
una piccola stella.
Era un evento che accadeva dalla notte
dei tempi. Ogni qualvolta nasceva e nasce ancor oggi un bambino, una piccola
stella s’illumina nel cielo e cresce, cresce fintanto che il
bimbo non diventa un adulto.
La stella accesa per quel neonato sarà
per sempre dedicata a lui e lo illuminerà e lo guiderà soprattutto quando si
troverà ad affrontare le situazioni più difficili.
In questa storia si narra di quella
notte che il mondo, a causa della gelosia di una strega malvagia, ha rischiato
di rimanere nell’oscurità totale.
Quella sera Alizaar camminava nel bosco
delle fate, come sempre con le orecchie ben tese. Ebbene, era tanto intenta ad
ascoltare il silenzio del bosco, da non accorgersi dell' ombra scura che la
stava seguendo da tempo.
Era la fata nera Malvena, che abitava nell'antro più scuro del regno magico e che usciva solo di
notte, perché ormai la sua pelle era abituata alla tenebra più fitte. La fata
oscura non avrebbe sopportato la luce del giorno, e se fosse stata raggiunta da
uno solo dei raggi solari, la sua pelle pian piano si sarebbe raggrinzita fino
a farla sembrare una mummia, a distruggerla e a farla svanire nel nulla per
sempre.
A Malvena la lanterna di Alizaar faceva gola perché poteva illuminare anche le notti che lei passava a caccia di
rospi e animaletti vari ritenuti indispensabili per la preparazione dei suoi
intrugli e pozioni velenose. Era inoltre convinta che se il mondo avesse perso
un po' della sua luce naturale, per lei sarebbe stato un bene.
Malvena era tanto perfida che sarebbe
stata disposta ad uccidere pur di ottenere ciò che tanto desiderava.
Quella notte iniziò a seguire la fatina
tenendosi nascosta tra le ombre degli alberi e, quando finalmente giunsero nei
pressi di un ruscello, intuì che quella era l'occasione giusta.
Era la notte del cambio e del
rinnovamento delle lucciole nella lanterna.
I
piccoli insetti non erano instancabili e nemmeno eterni e ogni tanto occorreva sostituirli.
Le vecchie lucciole lasciavano il posto alle nuove volontarie.
E fu proprio nel momento delicato della
sostituzione che scattò la trappola della fata nera. Negli attimi che ci vollero per effettuare il
cambio, Malvena lanciò il suo incantesimo facendo apparire all'improvviso, tra
i piedi di Alizaar, una grossa radice d'albero contorta e sporgente.
La giovane fata non se ne avvide in
tempo, inciampò e cadde rovinosamente a terra ruzzolando infine nel torrente. Il peso dei vestiti che indossava la trascinarono
sottacqua quindi, venne catturata dalla forte corrente.
Alizaar, forse, non se ne rese nemmeno
conto, ma un attimo prima di cadere nel torrente mollò la presa della lanterna
lasciandola cadere per terra.
Non era mai accaduto nella storia delle
lucciole, che una fata portatrice abbandonasse, anche solo per un attimo, la sua
lanterna. Eppure, Alizaar così facendo, salvò le sue piccole amiche a cui era
tanto affezionata. Quando si accorse di non averle più con sé e del pericolo
mortale che avevano corso per la sua sbadataggine, si ripromise, appena le
fosse stato possibile, di ritrovarle e non lasciarle mai più.
I suoi propositi erano buoni, ma la
fatina non aveva tenuto conto della corrente, che in un attimo la portò lontano
dalla riva.
Quando, dopo ore riuscì con fatica a
ritornare sul posto, bagnata e confusa, nonché mortificata per l'accaduto, la
lanterna con le lucciole era sparita.
Alizaar, del tutto ignara che la
colpevole del furto fosse la fata nera, iniziò la ricerca. Senza
lucciole non avrebbe più potuto accendere stelle nel cielo, ed erano già molti
i bambini nati dal momento dell’incidente che non avevano ancora la loro luce.
Il pianto che le salì dal cuore e i
suoi lamenti accorati spinsero le molte creature magiche, abitanti del bosco, ad
accorrere in suo aiuto. Fu una libellula della specie argentata a raccontarle
come, in realtà, fosse stata Malvena a procurarle l’incidente e a rapire le sue
piccole amiche.
Alizaar rimase interdetta. Mai si sarebbe
aspettata un’azione così malvagia da parte della fata nera.
Per un attimo fu presa dallo sconforto
ma poi reagì.
Le rimaneva solo una cosa da fare,
prima che il disastro s'impadronisse del mondo.
«Saresti disposta a portarmi fino
all'antro della fata nera?» domandò alla libellula che, come dimensioni era molto
più grande rispetto a lei e in grado di trasportarla sul
dorso.
La libellula si prestò volentieri piegando le sue zampe per agevolarle la salita.
In pochi minuti di volo, seguite da
tanti altri abitanti del bosco e da tante altre lucciole, arrivarono all'imboccatura di un grande buco nero.
Appena si avvicinarono furono assaliti
da un tanfo terribile che li fece arretrare. Alizaar non
si lasciò impressionare dal cattivo odore, anche perché sentiva il peso della
responsabilità di quanto accaduto e riteneva che, ormai, era una questione di
vita o di morte. Se non fosse entrata nell'antro, la terra sarebbe stata, con
gli anni, destinata a diventare un pianeta desolato senza la luce delle stelle.
Attingendo a tutto il suo coraggio
entrò, seguita dallo sciame di lucciole che l'accompagnarono fino a quando
arrivarono nella caverna centrale.
L’oscurità era quasi totale e solo in
un angolo spiccava l'alone della lanterna con le lucciole prigioniere, che Malvena
aveva provveduto a coprire con un telo scuro.
Furiosi con la strega, i piccoli
insetti, avendo percepito il suo punto debole avevano preso a luccicare con
un’intermittenza senza fine, recandole un fastidio enorme sia alla pelle, che agli occhi abituati all'oscurità.
Alizaar se la ritrovò davanti quasi senza
accorgersene perché la sua attenzione era tutta rivolta alla
lanterna. Mancò un soffio che Malvena, impugnata la sua bacchetta magica, riuscisse
a pronunciare l'incantesimo fatale.
Lo sciame di lucciole che l’avevano
seguita, si buttò all’unisono sulla strega, che fu avvolta così in mille lampi
accecanti che colpirono i suoi occhi e la sua pelle come tanti aghi
dolorosissimi. Malvena lanciò un urlo orripilante e cercò di coprirsi il viso e
il corpo come meglio poteva.
Alizaar non si fece sfuggire quel
momento propizio e pronunciò lei stessa l'incantesimo che immobilizzò la strega
come una statua di sale.
Essendo una creatura benefica, nata
per fare solo del bene, Alizaar non volle infierire su Malvena e pensando che fosse stata punita abbastanza, la lasciò prigioniera del suo incantesimo, che pian piano si sarebbe dissolto, lasciandola a rimuginare sul male fatto.
O almeno, così sperava e ripresa la lanterna con le lucciole magiche uscì da quel luogo oscuro.
Appena all’esterno aprì la lanterna e
liberò tante lucciole, quanti i nuovi vagiti che aveva percepito. Per
sicurezza, ne liberò qualcuna in più e le lanciò nel cielo, tramutandole in
stelle.
Fatto questo se ne ritornò nel suo
bosco fatato, ed è ancora là, con la sua lanterna, le magiche lucciole, sempre
in ascolto, sempre in attesa di vagiti neonati.
Favola di Vivì pubblicata " Le favole di Gigagiò"
Immagini GifAnimate.com
Variegate disavventure di Alazar, una fata davvero speciale, protagonista del tuo delizioso brano...
RispondiEliminaUn abbraccio, cara Vivì,silvia