Con scopa o ramazza, veloce e celere,
dal focolare spazzava la
cenere
sporcando molto il suo bel
nasino
con la fuliggine ch’era nel
camino.
Non c'era tempo per mirarsi
allo specchio,
di lavoro da far ve n’era parecchio,
passare per bene in terra lo
straccio
e i mobili spolverar con strofinaccio.
Fare brillare i vetri delle
finestre
e persino servir il tè alle sorellastre
e per la matrigna ancor rammendare,
lustrare le pentole e
riordinare.
Ma quella sera grande festa al castello
e dame e damigelle si recarono al ballo,
rimanesti solo tu esausta e
affronta
e solo allora ti abbandonasti al pianto.
“Basta con le lacrime e fammi un sorriso! “
le disse la fatina apparsa
all'improvviso
e poi con tanto garbo e su
di lei interdetta,
scosse con una formula la sua magica bacchetta.
Cosicché la lacera e
malinconica fanciulla
si vide trasformata in una
splendida damigella,
scarpette luccicanti ideate
con il cristallo,
carrozza con cavalli per correre
al castello.
Danzar leggiadra con il
principe la notte
fu il sogno realizzato, ma fino a mezzanotte
e allo scoccar del tempo fuggì
in tutta fretta
perdendo per le scale la
magica scarpetta.