Alizaar, la fatina dei bimbi e delle
lucciole magiche era disperata.
Il motivo di tanta tristezza era dovuto al
fatto che la sua natura magica era limitata e ligia al compito che le fate
maggiori le avevano affidato.
Alizaar aveva l’incarico di lanciare una
lucciola magica in cielo, che si sarebbe trasformata in stella, ogni volta che nasceva
un bimbo e quella stella avrebbe illuminato la via del neonato per sempre.
Purtroppo, quel giorno non risultava lieto
come tutti gli altri e le lucciole, che percepivano la profonda malinconia
della fata senza capirne i motivi, la guardavano con apprensione. Non avevano
mai visto la loro amica così triste e la cosa le innervosiva.
«Che cosa ti
succede Alizaar? Perché sei così seria?» chiese Lucy, la portavoce di tutte le
lucciole in servizio volontario nella sua lanterna magica.
«Stamattina una delle cicogne addette
all’annuncio della nascita dei bimbi, mi ha riferito che presto ne nascerà uno,
del quale di certo non potrò sentire i vagiti perché sarà diversamente abile, cioè
non sarà mai in grado di sentire e nemmeno di riprodurre suoni. E voi sapete
bene che per accendere la stellina per lui devo udirne il pianto.»
Alizaar scoppiò in lacrime e anche le lucciole
si commossero con lei.
All’improvviso a Lucy venne un’idea e per
l’emozione s’illuminò tutta.
«Smetti di piangere, fatina, altrimenti
farai piangere anche tutte noi. Piuttosto, perché non domandi un suggerimento
al Consiglio Supremo delle fate? Forse riusciranno a trovare una soluzione
affinché anche questo piccolo abbia una stella dedicata soltanto a lui.»
Alizaar sgranò gli occhi sulla piccola
lucciola, mentre si asciugava le lacrime e soffiava il nasino.
«Mi sembra una buona idea. Mi aiuterete a
inviare un messaggio per riunire il Consiglio?»
«Ma certo. Ci penseremo noi. Scommetto che
le api, i coleotteri e le coccinelle si presteranno volentieri a volare per te
come messaggeri.» rispose Lucy.
In men che non si dica decine d’insetti si
alzarono in volo recapitando il messaggio e poco dopo il consiglio si riunì,
presieduto da una delle fate più anziane.
Ognuna delle partecipanti provò a dire la
sua, ma nel bel mezzo dell’assemblea, si fece avanti una minuscola fata con le
grandi ali da farfalla, coloratissime prendendo la parola:
«Innanzitutto, vorrei sottolineare che,
già il fatto di sapere che questo bimbo nascerà, è una splendida notizia.
Ringraziamo dunque la cicogna che ci ha informato del lieto evento. Inoltre, è
anche vero che Alizaar non ne potrà sentire i vagiti, perché il pianto del bimbo
sarà silenzioso, ma se si trovasse presente al momento della nascita e lo
vedesse piangere, potrebbe lanciare lo stesso le sue lucciole nel cielo, e fare
sì che la stellina del neonato si accenda e risplenda solo per lui.»
Le fate, ma soprattutto Alizaar,
guardarono con gratitudine la fatina- farfalla e accolsero con entusiasmo la
sua splendida idea.
Alla fine della riunione, la farfallina
s’avvicinò ad Alizaar e sottovoce le bisbigliò:
«Vorrei che questo bimbo ricevesse un dono
speciale, mia dolce amica. Portale per me questo piccolo amuleto, e mettilo al
suo collo. Poi dovrai solo recitare la formula magica, così che possa splendere
per sempre al suo petto, come splenderà la stellina che accenderai per lui.»
«Dimmi farfallina, di che incantesimo si
tratta?»
Farfallina sorrise e rispose, con un
sorriso misterioso:
«Questo bimbo diventerà il più grande e
potente comunicatore del mondo intero!»
Alizaar la guardò con un pizzico
d’incredulità. Avrebbe voluto saperne di più, ma Farfallina si congedò dalla
sua amica.
E fu così che il giorno in cui nacque il piccolo
Davide, una stella brillantissima si accese in cielo per lui mentre, felice per
aver ancora una volta adempiuto al suo dovere, Alizaar, del tutto invisibile
agli esseri umani, mise al collo del piccolo il talismano donato da Farfallina.
Non fu di certo una vita facile per lui
all’inizio, ma grazie alla stellina che ogni sera ammiccava
lucentissima, il bimbo fece un incontro che gli cambiò la vita in un modo
strabiliante.
Un giorno fu portato al circo dai genitori
e lì conobbe un clown che era anche un mimo molto famoso.
Il pagliaccio s’intenerì quando conobbe il
suo problema e decise di insegnargli la sua arte.
Il piccolo Davide imparò presto e quando
fece il suo debutto sulla pista, mascherato da Pierrot, iniziò a mimare con le
mani e con il corpo animali e cose.
Fu un vero trionfo! Il pubblico si alzò in
piedi per applaudirlo.
Il tempo passò in fretta. Davide era
benvoluto da tutti gli amici e gli animali del circo. Aveva sempre il sorriso
sulle labbra e sembrava proprio che la sua menomazione non gli pesasse. Le
persone rimanevano affascinate dal suo buon carattere e dal suo modo di fare.
Insieme al ciondolo magico il ragazzo
aveva ricevuto un dono straordinario da fata Farfallina, ed era quello di poter
comunicare in tutte le lingue del mondo.
La cosa più sensazionale era che il
piccolo mimo riusciva a intuire le necessità degli animali, a prevenirne i
desideri, ma soprattutto a comunicare con loro. Nessun altro al mondo era in
grado di fare altrettanto!
Un giorno, al circo, accadde una cosa straordinaria,
di cui trattarono i giornali per molto tempo.
Iniziò tutto con una scintilla causata da
un corto circuito. Ebbene, quella scintilla provocò un principio d’incendio che
fece accorrere tutti, uomini, donne e bambini nel disperato tentativo di
soffocare le fiamme che già lambivano il telone del circo.
Il quel momento il domatore stava
effettuando gli abituali esercizi con le sue tigri della Malesia.
L’allarme per l’incendio risuonò
improvviso e lo costrinse a rinchiudere frettolosamente le grandi gabbie dove
erano custoditi i felini.
Nella confusione venutasi a creare, una
delle gabbie rimase con la porta accostata e due delle tigri riuscirono a fuggire.
Il fato giocò uno strano ruolo in tutti
gli avvenimenti che si verificarono da quel momento in poi, conducendo le tigri
impazzite dal terrore verso il tendone in cui si trovavano gli elefanti.
Sappiamo tutti della proverbiale
diffidenza che corre tra queste due specie.
Ebbene, gli elefanti alla vista improvvisa
dei due felini, che ruggivano con fragore, cominciarono a strattonare le corde
a cui erano legati.
Le urla, le fiamme e l’odore acre di fumo,
che si stava propagando dappertutto, terrorizzarono i pachidermi che lanciarono
barriti altisonanti e, con la forza della disperazione, divelsero le catene che
li tenevano prigionieri e fuggirono.
La folle corsa rischiò di travolgere tutto
ciò che si trovava sulla loro strada.
Davanti a loro fu un fuggi fuggi generale
mentre, dietro, terrorizzate anch’esse dalla totale confusione, seguivano le
tigri.
Per fortuna, l’incendio venne domato,
anche se, purtroppo, gli animali erano ormai lontani e stavano dirigendosi minacciosamente
verso la città.
Il domatore e gli artisti del circo
seguirono con apprensione gli elefanti e i felini, senza riuscire in nessun
modo a fermarli quando, e all’improvviso, davanti a loro si stagliò la
figuretta esile vestita di bianco.
Davide appariva calmo e tranquillo
mostrando un grande coraggio davanti a quella carica forsennata.
Dimenticando che non era in grado di
sentire, il domatore gli urlò un avvertimento:
«Spostati ragazzo! Morirai calpestato!»
E, forse, se anche avesse potuto, Davide non
si sarebbe spostato.
La sua figuretta impavida si stagliava con
le braccia aperte, quasi a voler bloccare la massa di animali lanciati nella
folle corsa.
Il ragazzo stava immobile e fissava negli
occhi l’elefantessa che sembrava guidare il branco.
Il pachiderma si chiamava Bing e s’accorse
subito del ragazzo che era d’intralcio sulla loro strada.
Le sue grandi orecchie sferzarono
nervosamente l’aria mentre inalberò la proboscide lanciando altisonanti barriti
di avvertimento.
Conosceva bene il ragazzo, che ogni giorno
si fermava tra loro mostrando una grande attenzione nei confronti di tutti gli
animali presenti nel circo.
Davide, a poco a poco, era riuscito a
conquistarsi la loro fiducia.
Purtroppo, Bing era troppo spaventata e
pressata dai compagni e dai felini che sembravano perseguitarla.
Lanciò comunque un ultimo avvertimento:
«Spostati ragazzo! - gli comunicava. - Spostati!
Non voglio farti del male!»
Davide sorrise:
«Fermati mamma elefante! E ferma i tuoi
amici! Anche tu Fiammetta! E anche tu Geraldina! Fermatevi tutti! Il fuoco ormai
è spento! Non dovete più temere!»
Il branco era ormai a una decina di passi
dal ragazzino e ai presenti, ignari del silenzioso dialogo tra i due, parve
proprio che non ci fosse margine di salvezza per quella figuretta esile.
La polvere sollevata dalle mastodontiche
zampe dei pachidermi coprì la scena per qualche interminabile secondo e gli addetti
del circo rimasero con il fiato sospeso.
Quando la nube si dissolse e l’aria tornò
pulita, una visione meravigliosa apparve agli occhi dei presenti.
Un attimo prima di travolgere il ragazzo,
Bing era riuscita a frenare la sua corsa e quella degli altri animali, poi aveva
teso la sua proboscide come in un abbraccio e sollevatone con delicatezza il
corpo, se lo era posto sul dorso, così come appariva in quel momento agli occhi
dei circensi.
«Vieni ragazzo, torniamo a casa!» era
riuscita a comunicargli.
«Sì, Bing. Torniamo!» aveva risposto lui a
modo suo.
Sotto lo sguardo esterrefatto del domatore,
dei pagliacci e degli atleti, il branco di pachidermi e dei felini si rimise in
cammino verso il circo.
Davide aveva compiuto un atto di coraggio
e da quello ne era nato un prodigio.
Era riuscito a comunicare con i suoi amici
animali e a fermarne la folle corsa verso la salvezza. Ma soprattutto, era
riuscito con il linguaggio che solo lui conosceva, a trasmettere amore per la
vita e tanta pace.
Ancora una volta, un incantesimo del bene
aveva dato i suoi buoni frutti.
La fata Alizaar, ora sorrideva raccontando
alle sue amiche la storia del piccolo Davide, il mimo più famoso e più felice
del mondo intero.