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venerdì 13 agosto 2021

La leggenda del Cavalluccio marino

 



Nelle profondità del mare nasce la leggenda di una misteriosa e bizzarra creatura che, pur appartenendo al genere dei pesci, non vi assomiglia affatto. Il nome di questa affascinante creatura sarebbe Ippocampo ma è meglio conosciuto come Cavalluccio marino, per via di quel suo strano modo di nuotare in posizione verticale e per il muso che ricorda quello di un cavallo.

                                                    

La leggenda ha inizio sulla terra e narra di due giovani cavalli innamorati che galoppavano e si rincorrevano tutto il giorno per i prati, liberi e felici. Ma un giorno accadde che udirono all’improvviso dei profondi ringhi e ululati, solo allora si accorsero di essere inseguiti da un branco di bestie selvagge.

C’è chi racconta che gli inseguitori fossero cani randagi e chi, addirittura, di un’orda di lupi famelici, comunque fosse, i due cavalli intuirono presto di essere diventate prede e fuggirono terrorizzati. 

                                              

Il destino volle che imboccassero un sentiero sbagliato che li condusse soltanto sul ciglio di uno strapiombo sul mare.

I due videro il vuoto delinearsi all’orizzonte e sotto di loro una immensa distesa di acqua salata. Si guardarono, consultandosi. Che fare? Fermarsi e lasciarsi divorare vivi da quell’orda famelica o continuare la folle corsa con un tuffo finale nel mare?

I due fuggitivi non ebbero dubbi ed esitazioni e scelsero di lasciarsi cadere nel vuoto.

Folli di terrore videro le onde del mare in burrasca montare rabbiosamente verso di loro, come un mostro deciso a ghermirli e tentarono in tutti i modi di attutire l’impatto allungando disperatamente le zampe, ma il loro tuffo fu così violento da lasciarli intontiti e senza fiato. Mentre loro affondavano, i marosi spumeggianti e rabbiosi si rinchiusero sulle loro teste.

La leggenda narra che Nettuno, il dio del mare, aveva assistito dal suo regno alla fuga dei due innamorati e al loro disperato tentativo di sottrarsi agli inseguitori con quel tragico tuffo finale. Nettuno s’impietosì e decise di aiutarli a modo suo.

Un attimo prima che i due cavalli annegassero i loro corpi subirono una mutazione: il manto perse il pelo e si ricoprì di squame, le zampe divennero pinne e i polmoni mutarono in branchie. Ora le due creature erano in grado di nuotare e respirare sott’acqua. Il prodigio era compiuto.

Gli abitanti degli abissi, pesci, molluschi e crostacei assistettero con meraviglia alla mutazione e accolsero benevolmente i nuovi arrivati.

La leggenda termina narrando che il branco di bestie fameliche, non avendo avuto lo stesso coraggio delle prede, rimase sul ciglio del baratro rodendosi per la rabbia e per la fame da…lupi!

                                                                            

Ricerca effettuata sul web ed elaborata dall'autrice del blog

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