
Pagine di favole e filastrocche e storie per l'infanzia di Vivì Coppola per la maggior parte già pubblicate in cartaceo o su alcuni siti web. Alcune immagini sono tratte legalmente dal sito 123rf e altre liberamente dal web. Le opere pubblicate su questo blog sono protette dalla legge 633 del 22 Aprile 1941.Ne è vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale senza l'autorizzazione dell'autore.
lunedì 27 marzo 2023
La storia del leprotto di Pasqua di Rudolf Steiner
C’erano una volta un papà e una mamma leprotto che avevano sette piccoli
leprottini e non sapevano davvero chi tra i figli potesse diventare il leprotto
di Pasqua. Allora la mamma sistemò sette uova colorate in un cestino e il papà
radunò i figlioli poi, disse al primo: «Scegline uno e
portalo nel giardino della Grande Casa dove abitano tanti bambini.»
Il leprotto scelse l’uovo d’oro e corse nel bosco attraversò un ruscello, quindi,
uscì dal bosco correndo per un prato e giungendo ai confini della casa, ma lì
trovo il grande cancello chiuso e dovette saltare. Quel salto fu così alto, che
l’uovo cadde e si ruppe in mille pezzi. Quello non era certo il vero leprotto
di Pasqua.
Poi toccò al secondo che prese l’uovo d’argento e corse nel bosco attraversò
il ruscello. Correndo per il prato venne avvistato dalla gazza ladra che gli
gridò: «Dammi a me l’uovo! Dammelo a me e ti regalerò una moneta d’argento!» Ma
prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza gli aveva già rubato l’uovo
portandolo nel suo nido.
Nemmeno il secondo leprotto poteva essere quello di Pasqua.
Ora toccava al terzo, che prese l’uovo di cioccolato e corse nel bosco
attraversò il ruscello e incontrò uno scoiattolo, che scendeva saltellando da
un abete. Quando vide l’uovo lo scoiattolo strabuzzò gli occhi e domandò: «Ma è buono quell’uovo?»
«Non lo so!» rispose il
leprotto «Io lo devo portare ai bambini che abitano nella Grande
Casa!»
«Lasciamelo provare!» lo pregò lo
scoiattolo ed entrambi iniziarono a leccare il cioccolato, finché non rimase più
nulla.
Quando il leprottino tornò a casa mamma leprotto lo tirò affettuosamente
per la barbetta ancora sporca di cioccolato e gli disse: «Nemmeno tu sei il leprotto di Pasqua.»
Ora toccava al quarto che prese l’uovo
chiazzato e corse nel bosco e arrivò al ruscello salendo su un ramo per
guardare il suo riflesso nell’acqua. Purtroppo, l’uovo gli sfuggì di mano cadde
e si ruppe. Nemmeno lui poteva essere il leprotto di Pasqua.
Così toccò al quinto che prese l’uovo
giallo ma non arrivò mai al ruscello perché prima incontrò la volpe che gli disse:
«Su, vieni nella mia tana che mostriamo ai miei volpacchiotti questo bell’uovo!»
Il leprotto accettò l’invito ma i piccoli della volpe iniziarono a giocare con
l’uovo fino a che si ruppe. Il leprotto tornò a casa con le orecchie basse e
nemmeno lui era quello di Pasqua.
Il sesto scelse l’uovo rosso e corse nel
bosco dove incontrò un altro leprotto e, posato l’uovo sul terreno iniziò ad
azzuffarsi e a darsi violente zampate, fino a che lo sfidante si convinse fosse
meglio andarsene. Quando il leprotto cercò il suo uovo rosso lo trovò, purtroppo,
ridotto in mille pezzi. Anche lui non poteva essere il vero leprotto di Pasqua.
Alla fine, toccò al più piccolo della
famiglia che scelse l’uovo blu e corse nel bosco. Per la via incontrò un altro
leprotto ma lo lasciò passare, quindi, incontrò la volpe ma lui continuò la sua
corsa e arrivò al ruscello e con alcuni salti lo attraversò passando sul tronco
dell’albero. Incontrò lo scoiattolo, ma ignorò anche lui proseguendo fino al
prato. Quando la gazza ladra strillò gli rispose: «Non mi posso fermare! Non mi
posso fermare!» e corse ancora fino al cancello della Grande Casa trovandolo
chiuso. Allora lo saltò con un balzo e depose l’uovo nel nido di frasche e
fiori preparato dai bimbi.
Poco dopo i bambini uscirono di corsa
cercando in tutti gli angoli del giardino e, trovando l’uovo, corsero felici da
mamma e papà.
sabato 18 marzo 2023
La leggenda della pentola d’oro e l’arcobaleno
Il 17 marzo, in Irlanda, si celebra la
festa di San Patrizio e molte persone lasciano un bicchiere di latte sul
davanzale della finestra, indossano qualcosa di verde, bevono birra e mettono
un mazzolino di trifogli nel taschino. Questi elencati sono tutti simboli che
caratterizzano il folletto più scherzoso e più dispettoso, soprattutto con gli
avari e con i ladri.
Una leggenda irlandese narra la storia
di un folletto custode di un immenso tesoro. Il Leprecauno, un buffo ometto dal
caratteristico cappello verde, sarebbe il ciabattino delle fate e ogni volta
che compare un arcobaleno corre a nascondere il tesoro che il suggestivo arco
indicherebbe alla fine.
Esiste un'altra versione di questa
leggenda che narra che alla fine di ogni arcobaleno sia nascosta una pentola
d'oro custodita da uno gnomo.
In uno di questi racconti straordinari si favoleggia di un contadino chiamato Barry, proprietario di una fattoria con una serie di gravi problemi da risolvere.
Un giorno, mentre era al lavoro tra i campi, l’uomo
venne fermato da un folletto che si lamentava di essere diventato troppo
vecchio per risalire il sentiero scosceso che conduceva sulla cima di un monte,
laddove, gli confessò, era custodita una
pentola colma di oro.
Il contadino si incuriosì e offrì il
suo aiuto all'anziano folletto, che poi lo ricompensò con una parte dell'oro.
Al suo ritorno al villaggio, Barry commise
l’errore di confidare quanto gli era accaduto a un amico, che si recò subito
sulla montagna alla ricerca della pentola e dell'oro.
Ma lo gnomo si arrabbiò tanto da
vendicarsi distruggendo la fattoria di Barry.
Intorno al fenomeno suggestivo
dell'arcobaleno sono nate alcune superstizioni. Nella prima si favoleggia che
se per quarant'anni non se ne vede uno la fine del mondo sarebbe vicina. Quando
invece tra i sette colori prevale il rosso, si prevede una buona annata per il
vino; se invece prevale il giallo la stagione sarà favorevole per il grano e se
prevale il verde l'annata sarà propizia per la raccolta delle olive.
domenica 26 febbraio 2023
La leggenda del soffione
Guardate
le mie foglie dentellate,
soffiate
le lancette del soffione
guardate
tra le siepi le mie ondate,
guardate
il prato, il sentiero,
guardatemi
in giardino allegro e fiero!
Raccoglietemi
pure: io cresco ancora,
senza
chiedere permesso né scusarmi,
che
fate con le vostre zappe allora?
Non
riuscirete mai a estirparmi!
Nessuno
mi può fare impressione
perché
io sono il Dente di Leone!
Poesia
tratta dal libro “Le fate dei Fiori” di Cecily Mary Barker.
Il tarassaco, altrimenti detto Dente di Leone, è una
pianta che cresce spontanea nei prati e che produce un fiore dello stesso colore
del sole. Nel momento della sfioritura i semi si raccolgono in una sfera piumosa,
detta pappo, che è molto simile a un etereo pon-pon sempre pronto a
disperdersi nell'aria al primo soffio deciso del vento. Ed è proprio per questa
sua amena caratteristica che viene chiamato soffione.
In varie parti del mondo e, da tempo immemore, esiste un
magico e tenero rito che consiste nel soffiare i semi, detti acheni, per
disperderli al vento. Si tratta di un gioco che diverte bambini, adulti e in
modo particolare gli innamorati. Infatti, è diventata popolare la credenza che
soffiando sul pappo, il disperdersi di tutti gli acheni al vento, sia il
presagio di tanti sogni e tante speranze realizzate.
Esiste anche una antica leggenda che nasce nelle verdi
campagne irlandesi e che narra che il tarassaco sia dimora delle fate. Ai tempi
in cui nasce la fiaba gnomi, elfi e fate scorrazzavano felici nei prati e nei
boschi, fino a quando comparve l'essere umano con la sua smania di dominare senza
avere nessun riguardo per la natura e distruggere tutto.
Di conseguenza, queste magiche creature furono costrette
a fuggire cercando riparo tra le rocce, nelle grotte o nel folto dei boschi. Purtroppo,
a causa degli abiti sgargianti che indossavano, le fate venivano subito
individuate, inseguite e calpestate dagli esseri umani. Per questo ricorsero
all'unico incantesimo che poteva salvarle e si trasformarono negli splendidi
fiori gialli del tarassaco.
La leggenda narra anche che se anche fosse calpestato il
fiore di non si spezzerebbe, dimostrando grande forza r robustezza, ma si rialzerebbe
bello e fiero più di prima, pare proprio per la presenza delle fate nascoste
nella sua corolla.
La leggenda termina con un prezioso consiglio e se vi
capita di trovare un soffione raccoglietelo pure, soffiate forte e se
riuscirete a far volare via tutti i semi, vi attenderà un anno ricco di
sorprese e cose belle.
Ricerca effettuata sul web
Immagini Phoneky
giovedì 9 febbraio 2023
La filastrocca di Carnevale
Ecco percorrono la lunga via
carri che portano tanta allegria,
coriandoli a pioggia con stelle filanti
salti, capriole e danze con canti.
Sfilano maschere e deciso il passo
Scherzi con smorfie, risate e fracasso,
gaia è il corteo e per nulla marziale,
fate l’inchino a Messer Carnevale.
Che indossi la maschera di Pulcinella,
di Colombina, Pierrot o Brighella
goditi i giorni di allegria follia
senza dubbi o patemi o malinconia!
venerdì 6 gennaio 2023
La dolce notte
Nel cielo s’invola l’arcigna Befana
e il vento allarga la gonna a campana;
fila spedita da monte a valle
trasporta un sacco sull’esili spalle.
Vola sulla scopa ed è pura magia
soltanto nella notte dell’Epifania;
lungo la strada ci son solo randagi
ma a guardar bene scorgi anche i Re Magi.
Vola vecchina e posa sui tetti
illumina i sogni dei bimbi nei letti;
son tante le calze appese ai camini,
tu colmale di dolci, di giochi e soldini.
sabato 31 dicembre 2022
Filastrocca di fine anno
Filastrocca
di fine anno
Adesso che
dunque l'anno è passato
giusto,
discreto o non fortunato,
mettiti
quieto e tira la somma
e su quel che non va usa la gomma.
Tristezza e
lacrime, risate o gioia,
divertimento,
affanno o noia,
non
tormentarti con cose brutte
ma drizza le
spalle e incassale tutte.
Del bene e
del male è fatta la vita
e sul piatto
d'argento non sempre è servita,
lo studio e
il lavoro son purtroppo fatica
ma con
coraggio e un sorriso vedrai sarà amica.
martedì 5 aprile 2022
La leggenda del Pettirosso
Tanto, tanto tempo fa, il piccolo
uccello che oggi viene chiamato pettirosso, aveva il petto del tutto candido,
ma questa era l’unica differenza che poteva contraddistinguerli dalla specie
attuale dal petto tinto di rosso.
Del resto, anche allora questi uccellini
preparavano il nido per accogliere le uova deposte e in seguito occuparsi dei
piccoli.
E così, in quel tempo assai lontano,
mamma pettirosso lasciò il suo nido alla ricerca di cibo per i suoi pulcini e
sorvolando un monte si accorse della moltitudine di persone raccolte intorno a tre
grandi croci di legno.
Incuriosito il pettirosso si avvicinò e
il suo cuoricino si contrasse dalla pena nel vedere che sulle croci erano stati
appesi degli uomini e che questi soffrivano molto.
Una croce in particolare attrasse la sua attenzione ed era quella in centro, ai cui piedi era inginocchiata una donna dal viso bellissimo inondato di lacrime e le mani tese verso il corpo imprigionato sulla croce.
L’uccellino, ignorando il fatto che
quella donna era Maria madre di Gesù straziata dal dolore e dalla prolungata sofferenza
del suo figliolo, si pose sulla croce, proprio accanto al capo del morente.
Oltre alle molteplici ferite del corpo,
l’uomo aveva il volto sfigurato dal dolore e macchiato dal sangue che fuoriusciva
a causa di una corona di spine infilata a forza sulla sua fronte. Preso dalla
compassione l’uccellino tentò di sfilare con il suo becco la spina più lunga e acuminata
che, provocando un rivolo di sangue, accecava il ferito ma, nel farlo, il liquido
schizzò e il suo petto si macchiò di rosso.
In quel momento l’uomo emise un sospiro
di sollievo e volgendo il capo rivolse uno sguardo colmo di gratitudine a mamma
pettirosso, che volò via felice per il gesto compiuto.
Tornata al suo nido l’uccellino si accoccolò
sui suoi pulcini ma, essendo il suo petto intriso di sangue ancora fresco,
sporcò anche le loro piume di rosso.
Da quel giorno lontano nel tempo, questi
uccellini nascono già con il petto tinto di rosso, in ricordo del gesto caritatevole
compiuto da quella mamma.
venerdì 18 febbraio 2022
Nuvola nera
Nuvola
nera, nuvola scura
appesa nel bigio mi fai un po' paura
e se con altra ti scontri e t'arrabbi di più
tant’acqua
rovesci sulla terra quaggiù.
E son molti tuoni e son tanti lampi.
in
cielo è tempesta e sembra che avvampi,
mentre piove sui prati ed anche sul tetto
sto a
casa al riparo col mio cagnetto.
Ma se
soffia il vento e ti porta via
spazza
anche dal cuor ogni malinconia
e se
soffia più forte e torna il sereno
sorride
quel ciel con un arcobaleno.
Filastrocca pubblicata sul sito Scrivere
venerdì 4 febbraio 2022
La filastrocca di Messer Carnevale
Ed ecco che sfila lungo
la via
Messer Carnevale, che è re
dell’allegria
portando con sé colore e fracasso
con molte maschere che
fanno chiasso.
È bianca la veste di Pulcinella
che spinge scherzoso un serioso Brighella
e quel tremebondo e pavido Stenterello
segue impacciato il variegato drappello.
C’è l’Arlecchino che
con aria sornione
pensa a uno scherzo per
il Dottor Balanzone
e Colombina che sta
poco lontano
con malizia sorride tendendogli la mano.
Sempre dubbioso avanza
Tartaglia
che quando parla sempre
s’incaglia,
lo segue Gianduia che è
dolce e cortese
lo scorta da vicino ma senza pretese.
Piovono coriandoli e
stelle filanti
sui carri allegorici e
sui manifestanti
ma friggono frittelle nel
padellone
tanto si sa... a pagar è poi Pantalone!
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mercoledì 26 gennaio 2022
Impara con me
Ed ecco che ha inizio
un nuovo gioco
da fare insieme e a
poco a poco;
fai un passo avanti e
uno indietro
scandisci le lettere dell'alfabeto.
A come aurora, asino e
ascella,
B come bacio, borraccia
e bella.
C come casa, chiesa e
cartone,
D come daino, dattero e
drone.
E di elefante, erpice ed
etto,
F di foglia, di fiore e
filetto.
G come gatto, di giostra e di gola,
H che è muta ma il
suono consola.
I come istrice, isola e
Ivana,
L di luna, di letto e
di lana.
M di Monte, di mare e di mamma,
N di nome, di noce e di
nanna.
O di orologio, di orso
e di ortaggio,
P come pane, come pera
e passeggio.
Q come quiz, come
quadro o come quello,
R di ruota, di ramo e ruscello.
S di sale, di sole e serpente
T come topo, di tetto e talmente.
U come ugola, come uva o
utopia,
V come vita, vitello o
va via.
E per finire arriviamo
alla meta
con la Z di zona, di zero e di zeta.
La storia del leprotto di Pasqua di Rudolf Steiner
C’erano una volta un papà e una mamma leprotto che avevano sette piccoli leprottini e non sapevano davvero chi tra i figli potesse diven...

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Tarti nacque una sera di primavera, sulla bellissima spiaggia di un’isola italiana. Per lei, tartarughina del genere Caretta care...
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Ecco che giunge la primavera, con aria tersa, fresca e sincera mettendo veste novella a quei rami e colmando i dintorni di soavi...
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Tanto, tanto tempo fa, in una radura verde e rigogliosa, nei cui pressi scorreva il fiume Oniroco, vivevano felici sette belle farfalle....
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C’è una sirena in mezzo al mare, ti guarda, sorride, ti vuole incantare, del verde di alghe son fatti i capelli, con riccioli folti, l...
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Quante belle leggende sono nate ispirate da questo candido è incantevole fiorellino, a cui non è ma...
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“Ah, che schifo! Un verme!” gridò qualcuno, vedendo un verme attraversare la strada. Tutti i giorni la stessa storia. Leopoldo correva...