Un’antica
leggenda indonesiana narra di una splendida fanciulla che amava sognare e amava
la danza. Questa giovane donna si chiamava Pandagian e viveva in un villaggio
con i genitori, i nonni e un fratello. La famiglia viveva in una capanna in cui
era possibile accedere soltanto con una scala intrecciata con i giunchi.
Tutte le
sere Pandagian si ritrovava con gli amici in una radura e ballava e cantava
fino al sorgere del sole.
Esausta
ma felice tornava a casa attenta a non destare il padre che sapeva contrario a
questa sua passione per la danza.
A lungo
andare, però, il padre si accorse delle sue assenze e, esasperato dai ripetuti ritardi, le proibì non solo di danzare ma addirittura di uscire.
Pandagian
rimuginò tutto il giorno sull’ordine ricevuto ma, giunta la sera dopo, non seppe
resistere al richiamo della musica che avvertiva giungere dalla radura e,
ignorando il divieto del padre uscì per incontrarsi con gli amici.
Scoperta l'ennesima disubbidienza l'uomo si infuriò e ordinò al figlio maggiore di ritirare la
scala di giunchi in modo da impedire il rientro della ragazza nella capanna.
Ignara di
quanto stava avvenendo Pandagian continuò a danzare sognando a occhi aperti e
ammirando il cielo trapuntato di stelle. A un certo punto le parve anche di
vedere Riamasan, il principe della notte, che le sorrideva solcando il cielo sul
suo carro d’argento.
Quando
all’alba tentò di rientrare e si accorse della mancanza della scala intuì che suo
padre la stava punendo e si disperò lanciando richiami e supplicandolo di permetterle di rientrare. Nessuno dei familiari le diede ascolto e Pandagian,
ormai in preda alla malinconia rifletté sul modo di farsi perdonare ma anche
che, da lì in poi, non avrebbe più potuto danzare.
Quel
pensiero le procurò un immenso dolore e per distrarsi si mise ad ammirare il
cielo e a sognare di poter danzare tra le stelle con il bel principe della
notte.
Fu in
quel momento che vide scendere dal cielo una fune d’argento a cui era
assicurata una seggiola d’oro. Incredula Pandagian tentennò, un po' incerta e un po' spaventata, ma poi ruppe gli indugi e vi si sedette. La sedia iniziò la
risalita e solo allora la ragazza intuì che Riamasan aveva percepito le sue preghiere e l’aveva
accontentata.
Quando la sedia arrivò all’altezza della veranda Pandagian urlò il suo ultimo saluto alla famiglia: «Madre!
Nonni! Fratello! Me ne vado per sempre! Addio padre mio!»
Inutilmente il padre e la sua famiglia tentarono di convincerla a restare promettendo, addirittura, che le
avrebbero concesso di danzare quanto più le piaceva. Pandagian ormai aveva
deciso di lasciare la terra per il cielo e di realizzare così tutti i suoi
sogni.
In alto,
tra le stelle trovò ad attenderla Riamasan, bellissimo e sorridente, proprio
come lei lo aveva visto nei suoi sogni.
«Benvenuta» - le disse il principe incantato dalla grazia e dalla bellezza della giovane donna - «Ti ho ammirata a lungo mentre danzavi leggiadra e leggera come una foglia nel vento e ho avvertito il tuo grande desiderio di volteggiare tra le stelle. Se davvero sei convinta potrai farlo sposandomi e condividendo con me questo regno così immenso e luminoso.»
Pandagian
accettò con tutto il cuore e i due giovani vissero un periodo molto felice tra
le stelle.
Accadde che un giorno, nel sorvolare le acque argentine di un fiume, la giovane venne assalita da una gran voglia di nuotare e, senza avere l’accortezza di avvertire il marito, si tuffò godendo della frescura e della limpidità di quelle acque che scorrevano tranquille. Alla fine, esausta si sdraiò sull’erba e si addormentò.
Purtroppo,
il principe del sole, fratello maggiore di quello delle stelle, invidioso di
tutto ciò che di bello apparteneva o che si era conquistato Riamasan, scagliò
un dardo di fuoco diritto al cuore della giovane dormiente.
Pandagian
morì e furono le stelle stesse che, addolorate, portarono la brutta notizia al
marito.
Riamasan
accorse accanto al corpo della fanciulla e si disperò, piangendo un fiume di lacrime lucenti.
Quando infine si calmò fece un gesto verso il cielo e, in quel medesimo
istante, il corpo di Pandagian svanì e al suo posto comparvero tante stelle.
Il principe le scagliò tutte nel cielo, tutte tranne una, la più bella e la più splendente che contemplò tra le mani.
Riamasan l’ammirò a lungo finché gli
parve d’intravedere il sorriso splendente della giovane moglie. In quel momento
rammentò le suppliche del padre e della famiglia a rimanere sulla terra e
allora frantumò la stella in mille e più pezzi e le scagliò sulla terra. «Trovate i suoi genitori e brillate portando
il suo ricordo in eterno!» ordinò.
I minuscoli pezzi luccicanti si trasformarono in lucciole intermittenti e, quando quella stessa sera i genitori ne notarono la danza intorno alla capanna, si commossero, associando quel volo spettacolare alla loro figliola che danzava per loro.
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Che fiaba meravigliosa. La conoscevo ma non la ricordavo bene.
RispondiEliminaGrazie e buona giornata Vivì.
Bellissima fiaba sempre ben raccontata ed affascinante.
RispondiEliminaUn carissimo saluto
E' sempre un gran piacere, sognare cn le tue fantastiche fiabe.
RispondiEliminaUn abbraccio carissima Vivì
Una fiaba bellissima non la conoscevo.proprio !!! Ciao, bentornata.
RispondiEliminaFiaba molto bella ce non conoscevo.Ciao
RispondiEliminaCiao Vivi, piacevolmente riletta. Grazie per questi racconti che ci fanno rilassare.
RispondiEliminaUn caro saluto
Rakel
Bravissima cara Vivi. Le tue ricerche ci portano sempre storie bellissime
RispondiEliminaGrazie mille...ma mi sarebbe piaciuto anche sapere chi ringraziare. Un saluto e un sorriso di cuore.
EliminaChe bella favola!
RispondiEliminaHo ...sognato mentre leggevo e ho ricordato le lucciole che vedevo da bambina ,vicino casa nelle sere d'estate
Complimenti a te
Ciao ,buona giornata
Una favola bellissima ma anche molto triste e malinconica.
RispondiEliminaHola! es un cuento de hada muy bonito, no lo conocía. Besos
RispondiEliminaFeliz fin de semana.
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