Nel mondo dei sogni magici, si racconta di una piccola fata portatrice della lanterna delle lucciole ammiccanti.
La fatina si chiamava Alizaar e da quando era stata in grado di ragionare e di camminare per il mondo fatato da sola aveva ricevuto l'incarico di lanciare le lucciole, che erano volontarie, nel cielo.
I piccoli e magici insetti si erano offerti sin dalla nascita a illuminare i sentieri bui della notte alla fatina. Perché Alizaar era una fatina speciale e riusciva a rimanere sveglia, senza soffrirne, per quasi tutte le ventiquattro ore di un giorno.
Il suo compito, che era quello di stare sempre attenta alle nuove nascite di bimbi, era essenziale e lei lo aveva preso molto sul serio dedicandovisi con tutto il suo cuore.
Alizaar stava sempre attenta a non perdere il pianto che ogni neonato emette alla sua nascita perché, al primissimo vagito, doveva essere lesta a prelevare una lucciola magica dalla lanterna e lanciarla nel cielo, affinché l’insetto si potesse trasformare in una piccola stella.
Era un evento che accadeva dalla notte dei tempi. Ogni qualvolta nasceva e nasce ancor oggi un bambino, una piccola stella si s’illumina nel cielo e cresce, cresce fintanto che il bimbo non diventa un adulto.
La stella accesa per quel neonato sarà per sempre dedicata a lui e lo illuminerà e lo guiderà soprattutto quando si troverà ad affrontare le situazioni più difficili.
Occorre sottolineare però che le stelline si accendono solo per i bambini che hanno mamma e papà vicino. Per gli orfanelli e per i bimbi abbandonati, purtroppo le lucciole rimangono tristi e rinchiuse nella lanterna, ma la speranza che possano diventare stelle non va' perduta. Anzi! Qualora questi bimbi riuscissero a trovare qualcuno che si occupi di loro con lo stesso amore di una mamma e di un papà, la luce risplenderebbe ancora più grande e più vivida del normale. Perché è l'amore dei genitori che le fa diventare stelle luminose nel cielo.
In questa storia si narra di quella notte che il mondo, a causa della gelosia di una strega malvagia, ha rischiato di rimanere nell’oscurità totale.
Quella sera Alizaar camminava nel bosco delle fate, come sempre con le orecchie ben tese. Ebbene, era tanto intenta ad ascoltare il silenzio del bosco, da non accorgersi di un'ombra scura che la stava seguendo da tempo.
Era la fata nera, il cui nome era Malvena, che abitava nell'antro più scuro del regno magico e che usciva solo di notte, perché ormai la sua pelle era abituata alle tenebre più fitte. La fata oscura non avrebbe sopportato la luce del giorno, e se fosse stata raggiunta da uno solo dei raggi solari, la sua pelle pian piano si sarebbe raggrinzita fino a farla sembrare una mummia, a distruggersi e a farla svanire nel nulla, per sempre.
A Malvena la lanterna di Alizaar faceva molto gola perché poteva illuminare anche le notti che lei passava a caccia di rospi e animaletti vari, ritenuti indispensabili per la preparazione dei suoi intrugli e pozioni velenose. Inoltre, era convinta che se il mondo avesse perso un po' della sua luce naturale, per lei sarebbe stato un bene.
Malvena era tanto perfida che sarebbe stata disposta ad uccidere pur di ottenere ciò che tanto desiderava.
Quella notte iniziò a seguire la fatina tenendosi nascosta tra le ombre degli alberi e, quando finalmente giunsero nei pressi di un ruscello, capì subito che quella era l'occasione giusta.
Era la notte del cambio e del rinnovamento delle lucciole nella lanterna.
I piccoli insetti non erano instancabili e nemmeno eterni e ogni tanto occorreva sostituirli. Le vecchie lucciole lasciavano il posto alle nuove volontarie.
E fu proprio nel momento delicato della sostituzione che scattò la trappola della fata nera. Negli attimi che ci vollero per effettuare il cambio, Malvena lanciò il suo incantesimo facendo apparire all'improvviso, tra i piedi di Alizaar, una grossa radice d'albero contorta e sporgente.
La giovane fata non se ne avvide in tempo, inciampò e cadde rovinosamente a terra ruzzolando infine nel torrente. Il peso dei vestiti che indossava la trascinarono sottacqua quindi, il suo esile corpo venne catturato dalla forte corrente.
Alizaar, forse, non se ne rese nemmeno conto, ma un attimo prima di cadere nel torrente mollò la presa della lanterna lasciandola cadere per terra.
Non era mai accaduto nella storia delle lucciole che una fata portatrice abbandonasse, anche solo per un attimo, la sua lanterna. Eppure, Alizaar così facendo, salvò le sue piccole amiche a cui era tanto affezionata. Quando si accorse di non averle più con sé e del pericolo mortale che avevano corso per la sua sbadataggine, si ripromise, appena le fosse stato possibile, di ritrovarle e non lasciarle mai più.
I suoi propositi erano buoni, ma la fatina non aveva tenuto conto della corrente, che in un attimo la portò lontano dalla riva.
Quando, dopo ore riuscì con fatica a ritornare sul posto, bagnata e confusa, nonché mortificata per l'accaduto, la lanterna con le lucciole era sparita.
Alizaar, del tutto ignara che la colpevole del furto fosse la fata nera, iniziò disperatamente la ricerca. Senza lucciole non avrebbe più potuto accendere stelle nel cielo, ed erano già molti i bambini nati dal momento dell’incidente che non avevano ancora la loro luce.
Il pianto che le salì dal cuore e i suoi lamenti accorati spinsero le molte creature magiche, abitanti del bosco, ad accorrere in suo aiuto. Fu una libellula della specie argentata a raccontarle come, in realtà, fosse stata Malvena a procurarle l’incidente e a rapire le sue piccole amiche.
Alizaar rimase interdetta. Mai si sarebbe aspettata un’azione così malvagia da parte della fata nera.
Per un attimo fu presa dallo sconforto ma poi reagì.
Le rimaneva solo una cosa da fare, prima che il disastro s'impadronisse del mondo.
«Saresti disposta a portarmi fino all'antro della fata nera?» domandò alla libellula che, come dimensioni era molto più grande rispetto a lei e, di conseguenza, in grado di trasportarla sul dorso.
«Ma certo, fatina! Ti porto volentieri. Salta su!» rispose la libellula piegando le sue zampe per agevolarle la salita.
In pochi minuti di volo, seguite da tanti altri abitanti del bosco e da uno sciame di lucciole ammiccanti, arrivarono all'imboccatura di un grande buco nero.
Appena si avvicinarono furono assaliti da un tanfo terribile che li fece trasalire e arretrare. Tuttavia, Alizaar non si lasciò impressionare dal cattivo odore, anche perché sentiva il peso della responsabilità di quanto accaduto e riteneva che, ormai, era una questione di vita o di morte. Se non fosse entrata nell'antro, la terra sarebbe stata con gli anni, destinata a diventare un pianeta desolato senza la luce delle stelle.
Attingendo a tutto il suo coraggio entrò, seguita dallo sciame di lucciole che l'accompagnarono fino a quando arrivarono nella caverna centrale.
L’oscurità era quasi totale e solo in un angolo spiccava l'alone della lanterna con le lucciole prigioniere, che Malvena aveva provveduto a coprire con un telo scuro.
Furiosi con la strega, i piccoli insetti, avendo percepito il suo punto debole avevano preso a luccicare con un’intermittenza senza fine, recandole un fastidio enorme in quell'ambiente chiuso, sia alla pelle, che agli occhi abituati all'oscurità.
Alizaar se la ritrovò davanti quasi senza accorgersene perché la sua attenzione era stata rapita dalla visione della lanterna. Mancò un soffio che Malvena, impugnata la sua bacchetta magica, riuscisse a pronunciare l'incantesimo fatale.
Lo sciame di lucciole che l’avevano seguita, si buttò all’unisono sulla strega, che fu avvolta così in mille lampi accecanti che colpirono i suoi occhi e la sua pelle come tanti aghi dolorosissimi. Malvena lanciò un urlo orripilante e cercò di coprirsi il viso e il corpo come meglio poteva.
Alizaar non si fece sfuggire quel momento propizio e pronunciò lei stessa l'incantesimo che immobilizzò la strega come una statua di sale.
Non volle infierire sulla creatura del male. Pensò che in fin dei conti Malvena era stata punita abbastanza e che per un bel po' di tempo sarebbe rimasta rinchiusa nel suo antro a curarsi le ferite, sempre che fosse sopravvissuta.
Alizaar era una creatura benefica, nata per fare del bene e portatrice del bene. La sua natura stessa le impediva di fare del male al prossimo.
Lasciò Malvena prigioniera del suo incantesimo e ripresa la lanterna con le lucciole magiche uscì da quel luogo oscuro.
Appena all’esterno aprì la lanterna e liberò tante lucciole, quanti i nuovi vagiti che aveva percepito. Per sicurezza, ne liberò qualcuna in più e le lanciò nel cielo, tramutandole in stelle.
Fatto questo se ne ritornò nel suo bosco fatato, ed è ancora là, con la sua lanterna, le magiche lucciole, sempre in ascolto, sempre in attesa di vagiti neonati.
Favola pubblicata sul sito Scrivere
Immagini GlitterGraphics
Sempre avvincenti, e deliziose le fiabe della tua fantasia.
RispondiEliminaUn abbraccio,silvia
Senza luci che solo l'Amore può mandare siamo persi.
RispondiEliminaVivì.
La tua fantasia è davvero straordinaria e un dolce risveglio in cui trionfa il bene.
RispondiEliminaBuona giornata Vivì!
Bellissima favola!
RispondiEliminaUna favola molto avvincente e nello stesso tempo tendente ad educare i bimbi a perseguire il bene nella vita. Complimenti VIvì, un caro saluto da Grazia.
RispondiEliminaTenerissima questa fiaba !!! Mi piace molto l'idea che ci sia una piccola fatina che tramuta le lucciole in stelle e le lancia nel cielo, ogni volta che un bimbo nasce. Saluti cari.
RispondiEliminaStamattina non riuscivo a pubblicare il commento, meno male che adesso ce la faccio.
RispondiEliminaComplimenti per questa favola molto bella ed evocativa. Ciao Vivì.
sinforosa
Ma che bella fiaba! Complimenti è avvincente ed educativa, complimenti.
RispondiEliminaBuona giornata, Stefania
Illuminante e tenerissima favola.Il bene trionfa. Grazie, grazie Vivì e alla tua magica penna.
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