Questa è la storia di Lalla, un ragnetto neonato, che da
piccola fu costretto ad abbandonare la nidiata numerosa e agguerrita in cui era
nata.
Sin dalla tenera età Lalla aveva mostrato un
carattere timido e buono. Se ne stava per delle ore accucciata nel nido in
attesa della mamma e nessuno dei suoi fratelli si accorgeva della sua presenza,
se non all'ora dei pasti.
In quella tana erano tutti sempre affamati e Lalla, costretta
dagli altri a rimanere indietro, era sempre l’ultima a mangiare. A volte
accadeva anche che le strappassero il cibo dalla bocca, di conseguenza, non
riuscendo a nutrirsi in modo adeguato, cresceva lentamente rimanendo la
più minuta.
Un giorno Lalla
intercettò degli sguardi inquietanti da parte di alcuni fratelli, che le misero
i brividi addosso. La piccola corse a cercare riparo sotto il corpo peloso della mamma, che rendendosi conto di che pericolo
corresse la figlioletta, si trovò costretta a
prendere una decisione straziante.
Per evitarle di finire in pasto ai suoi fratelli, la mamma iniziò
a spingerla con decisione verso il limite estremo del nido.
Il ragnetto urlò e si dimenò per non cadere, ma fu tutto
inutile e, in pochi secondi si trovò fuori dalla tana.
Lalla passò ore a lanciare richiami e a lamentarsi. La
caduta dal nido era stata un trauma, ma lo fu ancora di più il respingimento e
l’abbandono della madre. Esausta per il gran pianto, alla fine si rassegnò,
disse addio per sempre alla sua famiglia e si allontanò con aria triste,
consapevole che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto badare da sola ai
pericoli del mondo.
Il ragnetto vagabondò per giorni patendo la fame e il
freddo e finì per smarrirsi in un bosco. Stanca e
avvilita si fermò sotto il ramo di un albero e iniziò a piangere
sconsolata.
I suoi lamenti
accorati giunsero fino a una coccinella, che s’incuriosì
e riconoscendolo come il pianto di un cucciolo
scese dal ramo su cui si era posata, per controllare.
Nelly, seppure
fosse adulta, era esattamente la metà della piccola vedova nera.
Percependo il
pericolo, le venne istintivo aprire le ali per fuggire lontano ma, in quel momento, il pianto della piccola divenne
ancora più straziante e Nelly esitò.
Per qualche istante osservò il ragnetto, quindi le si
avvicinò con estrema cautela, pronta però a fuggire al minimo movimento
sospetto: «Cosa ti
è successo piccola? Perché piangi così?»
Lalla, sgranò
gli occhi! Non aveva mai visto una coccinella e quella che aveva davanti le
parve bellissima con tutti quei puntini neri sul dorso rosso. Passata la sorpresa,
però, riprese a piangere e tra un singhiozzo e l'altro riuscì a rispondere: «La
mia mamma mi ha cacciato via dal nido, ma non ne capisco
il motivo, anche perché io sono buona e non ho mai fatto capricci.»
Nelly intuì le ragioni che avevano spinto mamma ragno a
prendere quella decisione e tentò di spiegarlo a Lalla: «Sono sicura che la tua
mamma ti ha cacciato per salvarti la vita. Per qualche grave motivo avrà
ritenuto che tu non potessi più rimanere nel nido.»
Il ragnetto la
guardò con aria stupita, ma poi la disperazione prevalse ancora una volta e riprese
a piangere.
Nelly si sentì
stringere il cuore per la pena e, se non fosse stato per la mole diversa,
avrebbe stretto a sé quella creatura neonata. Decise che per quella sera Lalla sarebbe rimasta con lei e l'indomani avrebbe
riunito d’urgenza il Grande consiglio degli Insetti e, tutti insieme, avrebbero
deciso il da farsi.
Il giorno dopo, nel bosco, sedevano tutti i capi delle tribù degli insetti
che avevano stipulato un patto di fratellanza, con l'obbligo di aiutarsi
reciprocamente in caso di bisogno.
Erano presenti la regina delle api, quella delle
vespe, il capo dei coleotteri, il re degli scarabei,
il capo delle coccinelle, la regina delle formiche volanti e molti altri per
decidere della sorte del ragnetto.
Ebbe inizio una
lunga discussione. C'era chi si rifiutava di accettarla nel gruppo opponendo il
fatto che, se fosse stato nutrito a dovere,
sarebbe cresciuto ancora costituendo un potenziale
pericolo per tutti loro.
La riunione divenne
accesa e durò per ore. Alla fine, fu il capo delle
coccinelle, presidente di turno, a suggerire una soluzione saggia, che non solo
avrebbe accontentato tutti, ma avrebbe salvaguardato l’incolumità del ragnetto.
Il presidente si alzò e con cipiglio autoritario disse: «Amici!
Sappiamo tutti benissimo che questo piccolo ragnetto, ora dall'aspetto così
indifeso, un giorno diventerà un ragno enorme, molto pericoloso per noi.
Nonostante questo, ritengo che la vita sia sacra per
tutti gli esseri viventi e per questo motivo propongo
di adottare Lalla e di accudirla fino a che la
convivenza sia possibile. Suggerisco quindi,
che ognuno di noi, a turno, pensi al benessere della piccola. A votazione conclusa propongo inoltre, che venga nominata
come balia, Nelly. Ora voteremo tutti, e la
maggioranza vincerà.»
Poco dopo iniziarono le votazioni, e alla fine per
pochissimi voti a favore, la vita di Lalla fu affidata alla comunità.
Il ragnetto saltellava per la felicità! Aveva trovato una nuova
famiglia molto varia e sicuramente affettuosa.
Il suo buon carattere conquistò ben presto l’intera collettività. Ognuno si prodigava per farla divertire e
insegnarle a vivere e Lalla aveva ogni giorno occasione di conoscere creature dalle caratteristiche differenti. Conobbe la
comunità dei grilli, delle cicale, delle libellule, delle farfalle.
Le libellule la portavano a spasso sul dorso e lei
spalancava gli occhi incredula alla vista del mondo dall'alto. I grilli, per
farla divertire, la facevano saltellare sul loro dorso in mezzo ai prati. Le
api e le farfalle le insegnarono a riconoscere i fiori dal loro profumo e dai
loro colori.
Quando alla
sera la riaccompagnavano da Nelly, Lalla si addormentava esausta cullata dalla
voce della mamma adottiva che le raccontava fiabe
di principesse e fate.
Purtroppo, anche
quel breve periodo terminò.
Lalla crebbe in fretta e la sua mole raddoppiò, sotto gli
occhi attenti dei più timorosi tra gli insetti, che non avevano mai smesso di spiarla
e studiarne i progressi.
Il suo aspetto aveva assunto un che di minaccioso e di
inquietante e, com'era stato deciso tempo prima dal consiglio, le venne chiesto
di lasciare la comunità.
Lalla si sentì morire una seconda volta e Nelly, che l'aveva
amata come una figlia, si disperò mentre l'accompagnava al limite della radura.
Anche questa volta, la piccola si domandò per quale motivo venisse
cacciata via. Si era dimostrata buona e tranquilla, amica di tutti gli insetti
e non aveva mai fatto del male a nessuno. E allora perché? Era forse per il suo
aspetto?
Fu quel momento
che iniziò a odiare il suo brutto corpo nero, grosso e peloso, secondo lei causa
di tutti i suoi guai.
Nelly percepì
tutto il dolore della figlia adottiva e le disse: «Figliola,
ognuno di noi nasce con uno scopo ben preciso nella vita. Cerca di accettarti
per quello che sei, ma soprattutto rimani buona, così come sei sempre stata.»
Lalla proruppe
in lacrime, senza riuscire a rispondere e Nelly, che avrebbe voluto
abbracciarla, per via delle notevoli differenze fisiche, non ci riuscì. Allora,
con un nodo alla gola le disse: «Tesoro mio, continua per questa strada finché
non troverai un laghetto. Lì ti fermerai e lancerai un richiamo. Vedrai, ci sarà qualcuno che verrà da te.»
Nelly venne travolta dall’emozione e per nascondere il
pianto volò via, mentre, Lalla si rannicchiò su se stessa, affranta.
Solo quando si fu un po' calmata, s'incamminò, come le
aveva suggerito la coccinella, verso il laghetto e, una volta giunta sul posto
lanciò il suo richiamo. Sul momento non ottenne risposta e, ormai sfinita, si addormentò.
Nel sogno le parve di sentire una voce che le sussurrava: «Il
tempo delle lacrime è finito, piccola Lalla. Ora arriva il tempo magico per te.
Sei una tessitrice per natura e le tele che intreccerai saranno tessute con
preziosissimi fili d'oro, e ognuno sarà un
piccolo capolavoro. Un giorno diverrai la tessitrice personale di Leonora,
principessa di questo reame e il tuo compito sarà di adornare tutto il suo
corredo da sposa. Ora dormi pure tranquilla, piccola. Serba pure il ricordo di
Nelly nel tuo cuore, ma la tua vera vita inizierà al tuo risveglio.»
Quando Lalla si destò, ricordò il sogno e presa da una
smania incontenibile, salì sull'albero più vicino e tra ramo e ramo cominciò a
tessere. I primi tentativi furono incerti e maldestri, i fili non ne volevano
sapere di rimanere assemblati ma, una volta acquisita un po’ di pratica, si
fermò ad ammirare il lavoro.
La sua tela non aveva l'aspetto vischioso tipico delle tele
di ragno, ma sembrava un centrino di pizzi arabescati. Una soffice e serica bellezza,
da ammirare e da toccare. Il sole e poi la luna filtravano tra i fili
incrociati, che splendevano come tante stelline. Lalla rimase a bocca aperta,
stupita lei stessa da quella meraviglia.
Lo splendore delle sue tele attirò ben presto l’attenzione
di tutti gli abitanti del bosco, che accorsero numerosi e senza mostrare timore
nei suoi confronti.
Tutti le fecero complimenti e in molti le offrirono anche la
loro amicizia.
Nulla avrebbe potuto renderla più felice e Lalla prese a
tessere instancabilmente, finché il bosco non si riempì dei suoi capolavori.
Accadde che un giorno, un cacciatore notasse le sue opere rimanendone
incantato tanto, che ritornato al castello, lo fece presente alla bella principessa.
Leonora volle recarsi di persona a cercare la creatura che
realizzava quei capolavori.
Non fu difficile trovare Lalla che intrecciava le sue tele
e Leonora non si fece impressionare dall’aspetto inquietante della tessitrice.
Le due creature si studiarono per qualche lungo istante, e
Leonora percepì nel ragno tanta bontà d'animo e bisogno d'affetto. Lalla, invece,
rimase colpita dalla splendida figura della principessa.
Era la prima volta che incontrava un essere umano ma, per
istinto, intuì di potersi fidare.
Diventarono così buone amiche. Leonora fece condurre Lalla
nel parco che circondava il castello e da allora il corredo della principessa,
diventò sontuoso, arricchendosi nel tempo di pizzi preziosissimi e rari. Lalla
riuscì ad accettarsi finalmente per quello che era e rimase un ragno buono e
gentile con tutti, finché anche lei incontrò il suo principe azzurro. Era un
bel ragno che abitava nelle cantine reali e appena la vide rimase incantato
dalla sua bellezza e dalla sua abilità nel tessere tele. Insieme misero su famiglia
tante volte e vissero felici molti anni sfatando il mito che le femmine di
quella specie si cibassero del compagno.
Lalla, memore di quello che aveva passato nel nido,
insegnò ai suoi piccoli ad avere rispetto e ad amare
sempre i fratelli e il prossimo.
Favola edita su " Le favole di Gigagiò" edita da Apollo edizioni
Rimango sempre stupita dalla tua accesa creatività e spiccata fantasia,cara Vivì...
RispondiEliminaComplimentissimi per questo significativo racconto.
Un abbraccio,silvia
Bellissima e ricca favola, con tanti colpi di scena che, ci parla della vita della piccola Lalla che ha dovuto fare tanto cammino, penando molto prima di trovare la felicità con una famiglia tutta sua. Apprezzata molto. Complimenti Vivì, buona domenica da Grazia.
RispondiElimina