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giovedì 12 marzo 2020

Le avventure di Flash



Flash era un cane di razza di taglia media, dal portamento fiero e con il pelo raso, marrone chiaro. Le orecchie erano sempre dritte, così come la coda, che svettava sempre alta al di sopra di quelle degli altri randagi, come un pennacchio sul cappello d'un carabiniere in alta uniforme.
Flash aveva un carattere buono e gentile, dai modi raffinati perché nato nell'allevamento di un nobile inglese, che aveva provveduto anche al suo addestramento. 
Nella vasta e sontuosa residenza di campagna, il suo padrone, che era anche un amante della caccia alla volpe, oltre a Flash allevava un’altra ventina di cani di razza.
L’uomo gli aveva imposto quel nome proprio perché, sin da cucciolo, aveva dimostrato di essere veloce come un lampo nel rincorrere le prede. Di conseguenza Flash era riuscito a conquistarsi una posizione d'alto rango nel gruppo, diventando in poco tempo il capobranco.
I primi mesi di vita del cucciolo furono molto felici. Flash amava vivere all'aria aperta e in piena libertà. Un giorno però, accadde una terribile disgrazia e la sua vita cambiò.
Durante una battuta di caccia alla volpe nelle campagne circostanti la tenuta, il suo padrone cadde da cavallo, batté la testa e morì sul colpo.
Al povero Flash cadde il mondo addosso. Il dolore per la perdita del suo migliore amico fu immenso, ma il peggio doveva ancora venire.
 Flash fu venduto dagli eredi insieme agli altri cani e finì comprato all'asta per pochi scellini, da una povera famiglia contadina.




Il cambiamento avvenne in modo radicale e traumatico. Non solo per la differente situazione economica, bensì per le brutte maniere dei nuovi proprietari di Flash.
Il capofamiglia era spesso ubriaco e maltrattava la moglie e i figli che, a loro volta, se la prendevano sugli animali presenti nella fattoria.
Il nostro povero Flash fu preso di mira e rimase vittima spesso dei malumori dei ragazzi, che non si facevano scrupolo di maltrattarlo prendendolo a calci e a sassate.  Di conseguenza, lui non resistette a lungo e così un giorno decise di scappare.
Per il timore di essere inseguito e riacciuffato, Flash corse per due giorni lungo la campagna sconosciuta e dopo un po’ perse anche l'orientamento.
Era del tutto esausto quando, lungo la strada l’autista di un autocarro, impietosito dal suo aspetto, si fermò a soccorrerlo.
Il giovane Flash, traumatizzato per i maltrattamenti subiti e debilitato dalla mancanza di cibo e di acqua, non era in condizioni di opporsi, così non fece resistenza al tentativo dell’uomo di afferrarlo e posizionarlo sul sedile dell’autocarro.
L’autista, che era un esperto cinofilo, intuì subito il valore materiale che aveva un cane di quella razza e pensò subito di curarlo e rimetterlo in sesto per poterlo rivendere ad alcuni appartenenti al losco giro delle scommesse clandestine.
Povero Flash: caduto dalla padella alla brace.
I nuovi padroni non avevano cuore e allenavano i cani per i combattimenti all'ultimo sangue.  Il nostro amico si ritrovò prigioniero in una gabbia piccolissima, dove aveva appena lo spazio per potersi muovere. Così i suoi giorni passavano perlopiù rannicchiato su se stesso a ricordare e rimpiangere i primi mesi della sua vita, quando correva libero e felice per le campagne e per i boschi.
A Flash non mancava certo il cibo, ma solo perché doveva essere in forma per affrontare gli altri cani e per lui iniziò un'altra brutta serie d'esperienze.
Si ritrovò spesso ad affrontare cani molto più grandi e violenti e, nonostante tutto, combatteva sempre per difendersi, cercando di non ferire mai seriamente gli avversari.
Il suo corpo iniziò a riempirsi di brutte ferite, che i suoi padroni provvedevano a medicare grossolanamente e a ricucire senza peraltro fare uso d'anestetico. E quando infine si resero conto che non era affatto un combattente e che non avrebbe mai potuto arricchire le loro casse con lauti guadagni, decisero di abbatterlo. 


Essendo un cane molto intelligente Flash subodorò il pericolo e, l’istinto di sopravvivenza, gli diede la forza di scavare una buca talmente profonda, da permettergli di oltrepassare la rete della recinzione che circondava la sua prigione.
La sua fuga verso la salvezza riprese e un giorno si ritrovò in una grande città, nelle vicinanze di un porto.
Per qualche tempo vagabondò nei dintorni cibandosi degli avanzi che trovava nelle strade finché, una mattina, si svegliò al rumore assordante di una sirena.
Flash si rese conto che si trattava di una nave che stava per salpare l’ancora e, prima che la passerella venisse ritirata dal molo, salì alla chetichella.
La sua mossa fulminea venne notata soltanto da un ragazzo affacciato dal ponte a osservare le manovre dei marinai.
 “Astuto come una volpe e più veloce di un fulmine!” pensò il giovane mozzo sorridendo tra sé e decidendo di tacere la presenza del clandestino al resto dell’equipaggio.
Solo dopo aver finito il suo turno di lavoro il ragazzo ispezionò la nave in ogni angolo finché ritrovò il colpevole nascosto in uno sgabuzzino degli attrezzi.
«Finalmente ti ho trovato.» esclamò Luca tendendo con cautela una mano in cui aveva posato un bocconcino di carne.
Per nulla contento di essere stato scoperto Flash ringhiò il suo avvertimento, ma il ragazzo non si lasciò intimidire.
«Lo so che hai fame. Non fare lo scontroso. Io ti sono amico e non ho nessuna intenzione di denunciarti al capitano. Fai il bravo. Vieni da me.» gli sussurrò con dolcezza.
Forse fu il tono o forse il sorriso del ragazzo a convincere Flash di potersi fidare. Il suo tartufo e i suoi baffi vibrarono mentre annusava il buon odorino emanato dal bocconcino.
La fame, la sete e la voglia di tenerezze lo indussero a mettere da parte la diffidenza verso l’essere umano e Flash divorò il pezzetto di carne che gli veniva offerto. 

«Bravo, ma qui non sei affatto al sicuro. Qualcuno potrebbe scoprirti. Ora ti porto nella mia cabina e ti terrò nascosto finché non arriviamo.» gli disse, accarezzandolo sulla testa.
Flash lo seguì e una volta al sicuro, il ragazzo lo accudì come mai nessuno aveva fatto prima.
Luca lo lavò e gli spazzolò il pelo rendendolo liscio e morbido al tatto e, per la prima volta nella sua vita, Flash si sentì amato e curato.
Il viaggio durò molti giorni e i due ebbero modo di conoscersi e di diventare amici. Per il timore che venisse scoperto, Luca permetteva al cagnolino di uscire sul ponte solo di notte, mentre il resto dell’equipaggio dormiva e rimanevano di guardia ben pochi marinai. In quei pochi minuti Flash poteva sgranchirsi le zampe e respirare l’aria pulita e salmastra del mare.
Finché un giorno, la nave approdò in un porto.
Luca avrebbe voluto che Flash rimanesse con lui ma, appena scesi sul molo, il ragazzo intuì che l’amico voleva soltanto essere libero e, seppure a malincuore, lo lasciò andare.
Per Flash iniziò un nuovo periodo di vagabondaggio.
 Ogni tanto trovava un'anima buona che gli gettava un pezzo di carne o un osso da rosicchiare, ma la maggior parte delle volte era costretto dai morsi della fame a frugare nella spazzatura.
Fino a che, un fatidico giorno incontrò una cagnetta deliziosa, dal simpatico musetto e grandi occhioni scuri.
Aveva maniere garbate e in pochi minuti si conquistò il cuore del nostro amico. Gli disse di chiamarsi Maffy e gli raccontò di aver perduto la sua padroncina durante una grande festa in paese. Nella confusione, si erano perse di vista e non si erano più ritrovate. La cagnetta gli raccontò inoltre, che mentre vagabondava alla ricerca di cibo, la sua attenzione fu attratta dai guaiti di dolore e dal gran abbaiare di alcuni cani. Incuriosita si era avvicinata a una specie di canile ma se ne era subita pentita perché aveva percepito che vi accadevano cose orribili. Si era impressionata talmente, che solo per un soffio riuscì a evitare di essere catturata e fatta prigioniera in quel luogo oscuro.
Il ricordo dei guaiti di dolore le fece contrarre lo stomaco e grosse lacrime scesero sul musetto incantevole di Maffy.
«Non piangere! Ti prometto che andrò a vedere e se posso fare qualcosa lo farò.» le disse Flash per consolarla.  
Quando scese la sera, si recarono al canile. Era una di quelle sere in cui la luna brillava in tutto il suo splendore nel cielo stellato e Flash memore di quello che aveva imparato durante le battute di caccia, ne approfittò per avvicinarsi quatto quatto alla costruzione.
 Sembrava che in giro non ci fossero guardiani e Flash poté avvicinarsi alle gabbie dove erano tenuti prigionieri cani di ogni razza. 

I loro sguardi e i loro atteggiamenti lo fecero rabbrividire. Alcuni se ne stavano rannicchiati in un angolo senza nemmeno la volontà di alzare la testa per osservare il nuovo venuto. Altri lo fissavano con sguardo implorante alla ricerca disperata di aiuto, altri invece sprizzavano collera da tutti i pori e si ergevano rigidi come statue ma pronti a dilaniare a morsi chiunque si fosse avvicinato troppo.
Mentre era intento a studiare il modo per liberare i prigionieri, Flash non si accorse dell’arrivo improvviso di un guardiano e fu solo per i ringhi di avvertimento degli altri cani che evitò il cappio che l’uomo protendeva sul suo capo.
Fulmineo come solo lui sapeva essere, Flash scattò e con un balzo afferrò il malcapitato alla gola facendolo rovinare a terra e bloccando ogni altra sua mossa.
 Nel frattempo, Maffy cominciò col liberare i cani dalle gabbie. Non era una cosa difficile per lei. La sua padroncina le aveva insegnato addirittura ad aprire la porta di casa con il musetto e le zampine e lei grata per gli insegnamenti ricevuti, riuscì a liberare molti prigionieri, che a loro volta si diedero da fare per aiutarla.
Dopo alcuni minuti, tutti i cani erano stati liberati. Così appena li vide al sicuro, Flash mollò la presa dalla gola dell'uomo e più veloce di un lampo, si allontanarono tutti insieme da quel brutto posto.
Camminarono di notte per le strade di campagna, i grandi aiutando i cuccioli, finché non arrivarono in una radura, dove vi era acqua abbondante e rifugi per tutti.
Col tempo, Flash diventò un grande capo giusto e buono per il branco che si formò e mise su famiglia con la piccola Maffy con cui visse tanti anni una vita felice.




Favola pubblicata nella raccolta"Le favole di Gigagiò" edita da Apollo edizioni nel 2011

1 commento:

  1. Sempre splendide creazioni, che coinvolgono, in modo significativo, il mondo degli animali.
    Un forte abbraccio, carissima Vivì,silvia

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