Flash era un cane di razza di taglia media, dal portamento fiero e con il
pelo raso, marrone chiaro. Le orecchie erano sempre dritte, così come la coda,
che svettava sempre alta al di sopra di quelle degli altri randagi, come un
pennacchio sul cappello d'un carabiniere in alta uniforme.
Flash aveva un carattere buono e gentile, dai modi raffinati perché nato
nell'allevamento di un nobile inglese, che aveva provveduto anche al suo
addestramento.
Nella vasta e sontuosa residenza di campagna, il suo padrone, che era
anche un amante della caccia alla volpe, oltre a Flash allevava un’altra
ventina di cani di razza.
L’uomo gli aveva imposto quel nome proprio perché, sin da cucciolo,
aveva dimostrato di essere veloce come un lampo nel rincorrere le prede. Di
conseguenza Flash era riuscito a conquistarsi una posizione d'alto rango nel
gruppo, diventando in poco tempo il capobranco.
I primi mesi di vita del cucciolo furono molto felici. Flash amava
vivere all'aria aperta e in piena libertà. Un giorno però, accadde una
terribile disgrazia e la sua vita cambiò.
Durante una battuta di caccia alla volpe nelle campagne circostanti la
tenuta, il suo padrone cadde da cavallo, batté la testa e morì sul colpo.
Al povero Flash cadde il mondo addosso. Il dolore per la perdita del
suo migliore amico fu immenso, ma il peggio doveva ancora venire.
Flash fu venduto dagli eredi
insieme agli altri cani e finì comprato all'asta per pochi scellini, da una
povera famiglia contadina.
Il cambiamento avvenne in modo radicale e traumatico. Non solo per la
differente situazione economica, bensì per le brutte maniere dei nuovi
proprietari di Flash.
Il capofamiglia era spesso ubriaco e maltrattava la moglie e i figli
che, a loro volta, se la prendevano sugli animali presenti nella fattoria.
Il nostro povero Flash fu preso di mira e rimase vittima spesso dei
malumori dei ragazzi, che non si facevano scrupolo di maltrattarlo prendendolo
a calci e a sassate. Di conseguenza, lui
non resistette a lungo e così un giorno decise di scappare.
Per il timore di essere inseguito e riacciuffato, Flash corse per due
giorni lungo la campagna sconosciuta e dopo un po’ perse anche l'orientamento.
Era del tutto esausto quando, lungo la strada l’autista di un autocarro,
impietosito dal suo aspetto, si fermò a soccorrerlo.
Il giovane Flash, traumatizzato per i maltrattamenti subiti e debilitato
dalla mancanza di cibo e di acqua, non era in condizioni di opporsi, così non fece
resistenza al tentativo dell’uomo di afferrarlo e posizionarlo sul sedile dell’autocarro.
L’autista, che era un esperto cinofilo, intuì subito il valore
materiale che aveva un cane di quella razza e pensò subito di curarlo e rimetterlo
in sesto per poterlo rivendere ad alcuni appartenenti al losco giro delle
scommesse clandestine.
Povero Flash: caduto dalla padella alla brace.
I nuovi padroni non avevano cuore e allenavano i cani per i
combattimenti all'ultimo sangue. Il
nostro amico si ritrovò prigioniero in una gabbia piccolissima, dove aveva
appena lo spazio per potersi muovere. Così i suoi giorni passavano perlopiù
rannicchiato su se stesso a ricordare e rimpiangere i primi mesi della sua
vita, quando correva libero e felice per le campagne e per i boschi.
A Flash non mancava certo il cibo, ma solo perché doveva essere in forma
per affrontare gli altri cani e per lui iniziò un'altra brutta serie
d'esperienze.
Si ritrovò spesso ad affrontare cani molto più grandi e violenti e, nonostante
tutto, combatteva sempre per difendersi, cercando di non ferire mai seriamente
gli avversari.
Il suo corpo iniziò a riempirsi di brutte ferite, che i suoi padroni provvedevano
a medicare grossolanamente e a ricucire senza peraltro fare uso d'anestetico. E
quando infine si resero conto che non era affatto un combattente e che non
avrebbe mai potuto arricchire le loro casse con lauti guadagni, decisero di
abbatterlo.
Essendo un cane molto intelligente Flash subodorò il pericolo e, l’istinto
di sopravvivenza, gli diede la forza di scavare una buca talmente profonda, da
permettergli di oltrepassare la rete della recinzione che circondava la sua
prigione.
La sua fuga verso la salvezza riprese e un giorno si ritrovò in una
grande città, nelle vicinanze di un porto.
Per qualche tempo vagabondò nei dintorni cibandosi degli avanzi che
trovava nelle strade finché, una mattina, si svegliò al rumore assordante di
una sirena.
Flash si rese conto che si trattava di una nave che stava per salpare l’ancora
e, prima che la passerella venisse ritirata dal molo, salì alla chetichella.
La sua mossa fulminea venne notata soltanto da un ragazzo affacciato dal
ponte a osservare le manovre dei marinai.
“Astuto come una volpe e più
veloce di un fulmine!” pensò il giovane mozzo sorridendo tra sé e decidendo di
tacere la presenza del clandestino al resto dell’equipaggio.
Solo dopo aver finito il suo turno di lavoro il ragazzo ispezionò la
nave in ogni angolo finché ritrovò il colpevole nascosto in uno sgabuzzino
degli attrezzi.
«Finalmente ti ho trovato.» esclamò Luca tendendo con cautela una mano
in cui aveva posato un bocconcino di carne.
Per nulla contento di essere stato scoperto Flash ringhiò il suo
avvertimento, ma il ragazzo non si lasciò intimidire.
«Lo so che hai fame. Non fare lo scontroso. Io ti sono amico e non ho
nessuna intenzione di denunciarti al capitano. Fai il bravo. Vieni da me.» gli
sussurrò con dolcezza.
Forse fu il tono o forse il sorriso del ragazzo a convincere Flash di
potersi fidare. Il suo tartufo e i suoi baffi vibrarono mentre annusava il buon
odorino emanato dal bocconcino.
La fame, la sete e la voglia di tenerezze lo indussero a mettere da
parte la diffidenza verso l’essere umano e Flash divorò il pezzetto di carne
che gli veniva offerto.
«Bravo, ma qui non sei affatto al sicuro. Qualcuno potrebbe scoprirti.
Ora ti porto nella mia cabina e ti terrò nascosto finché non arriviamo.» gli
disse, accarezzandolo sulla testa.
Flash lo seguì e una volta al sicuro, il ragazzo lo accudì come mai
nessuno aveva fatto prima.
Luca lo lavò e gli spazzolò il pelo rendendolo liscio e morbido al tatto
e, per la prima volta nella sua vita, Flash si sentì amato e curato.
Il viaggio durò molti giorni e i due ebbero modo di conoscersi e di diventare
amici. Per il timore che venisse scoperto, Luca permetteva al cagnolino di
uscire sul ponte solo di notte, mentre il resto dell’equipaggio dormiva e
rimanevano di guardia ben pochi marinai. In quei pochi minuti Flash poteva
sgranchirsi le zampe e respirare l’aria pulita e salmastra del mare.
Finché un giorno, la nave approdò in un porto.
Luca avrebbe voluto che Flash rimanesse con lui ma, appena scesi sul
molo, il ragazzo intuì che l’amico voleva soltanto essere libero e, seppure a
malincuore, lo lasciò andare.
Per Flash iniziò un nuovo periodo di vagabondaggio.
Ogni tanto trovava un'anima
buona che gli gettava un pezzo di carne o un osso da rosicchiare, ma la maggior
parte delle volte era costretto dai morsi della fame a frugare nella
spazzatura.
Fino a che, un fatidico giorno incontrò una cagnetta deliziosa, dal
simpatico musetto e grandi occhioni scuri.
Aveva maniere garbate e in pochi minuti si conquistò il cuore del
nostro amico. Gli disse di chiamarsi Maffy e gli raccontò di aver perduto la
sua padroncina durante una grande festa in paese. Nella confusione, si erano
perse di vista e non si erano più ritrovate. La cagnetta gli raccontò inoltre,
che mentre vagabondava alla ricerca di cibo, la sua attenzione fu attratta dai
guaiti di dolore e dal gran abbaiare di alcuni cani. Incuriosita si era avvicinata
a una specie di canile ma se ne era subita pentita perché aveva percepito che
vi accadevano cose orribili. Si era impressionata talmente, che solo per un
soffio riuscì a evitare di essere catturata e fatta prigioniera in quel luogo
oscuro.
Il ricordo dei guaiti di dolore le fece contrarre lo stomaco e grosse
lacrime scesero sul musetto incantevole di Maffy.
«Non piangere! Ti prometto che andrò a vedere e se posso fare qualcosa
lo farò.» le disse Flash per consolarla.
Quando scese la sera, si recarono al canile. Era una di quelle sere in
cui la luna brillava in tutto il suo splendore nel cielo stellato e Flash
memore di quello che aveva imparato durante le battute di caccia, ne approfittò
per avvicinarsi quatto quatto alla costruzione.
Sembrava che in giro non ci fossero
guardiani e Flash poté avvicinarsi alle gabbie dove erano tenuti prigionieri
cani di ogni razza.
I loro sguardi e i loro atteggiamenti lo fecero rabbrividire. Alcuni se
ne stavano rannicchiati in un angolo senza nemmeno la volontà di alzare la
testa per osservare il nuovo venuto. Altri lo fissavano con sguardo implorante
alla ricerca disperata di aiuto, altri invece sprizzavano collera da tutti i
pori e si ergevano rigidi come statue ma pronti a dilaniare a morsi chiunque si
fosse avvicinato troppo.
Mentre era intento a studiare il modo per liberare i prigionieri, Flash
non si accorse dell’arrivo improvviso di un guardiano e fu solo per i ringhi di
avvertimento degli altri cani che evitò il cappio che l’uomo protendeva sul suo
capo.
Fulmineo come solo lui sapeva essere, Flash scattò e con un balzo
afferrò il malcapitato alla gola facendolo rovinare a terra e bloccando ogni altra
sua mossa.
Nel frattempo, Maffy cominciò
col liberare i cani dalle gabbie. Non era una cosa difficile per lei. La sua
padroncina le aveva insegnato addirittura ad aprire la porta di casa con il
musetto e le zampine e lei grata per gli insegnamenti ricevuti, riuscì a
liberare molti prigionieri, che a loro volta si diedero da fare per aiutarla.
Dopo alcuni minuti, tutti i cani erano stati liberati. Così appena li
vide al sicuro, Flash mollò la presa dalla gola dell'uomo e più veloce di un
lampo, si allontanarono tutti insieme da quel brutto posto.
Camminarono di notte per le strade di campagna, i grandi aiutando i
cuccioli, finché non arrivarono in una radura, dove vi era acqua abbondante e
rifugi per tutti.
Col tempo, Flash diventò un grande capo giusto e buono per il branco
che si formò e mise su famiglia con la piccola Maffy con cui visse tanti anni
una vita felice.
Favola pubblicata nella raccolta"Le favole di Gigagiò" edita da Apollo edizioni nel 2011
Sempre splendide creazioni, che coinvolgono, in modo significativo, il mondo degli animali.
RispondiEliminaUn forte abbraccio, carissima Vivì,silvia